LA LINEA PERFETTA

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Le idee malsane nascono come le idee sane.  Non hanno sintomi diversi che ci permettano di farne una selezione prima del loro concepimento. Nascono e basta, come fulmini a ciel sereno. Di giorno o di notte, da solo o con qualche amico, non esistono circostanze o situazioni che, più delle altre, siano fertili al proliferare di idee malsane.

Fortunatamente alcune volte si spengono così come nascono. Altre volte però, spinte proprio dalla loro natura malsana, si alimentano e, come un cane che si morde la coda, prendono forza fino alla loro completa realizzazione.

L’idea in questione nasce una sera d’estate. Tra una birra ed un’altra, con Alex e Gibo iniziamo a parlare di Pizzo Tre Vescovi, uno sperone roccioso tanto affascinante quanto arduo e inospitale, specie se esplorato in mtb.
Ormai, inebriati più dall’idea che sta prendendo forma che dalla birra bevuta, valutiamo le varie opzioni. Decidiamo la salita per lo spigolo sud, più difficile ed esposto rispetto alla via normale, ma con una linea esteticamente perfetta sul fianco della montagna.
E’ fu così che, da li a qualche settimana, ci trovammo pronti per tentare la vetta di Pizzo Tre Vescovi.


Parco Nazionale dei Monti Sibillini
Bolognola, 12/09/2015

E’ fresco questa mattina. Un vento freddo da nord ha spazzato la calura di agosto e il rifugio ha già acceso la stufa.
Pizzo Tre Vescovi è 750 metri sopra di noi. Da dove siamo non è ancora visibile.
Con lo zaino carico di tutto ciò che servirà iniziamo la lunga marcia di avvicinamento. Rapidamente prendiamo quota.

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Arriviamo alla forcella del Fargno dopo circa un’ora di costante salita

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Dalla forcella Pizzo Tre Vescovi si mostra in tutta la sua maestosità. Con lo sguardo rivolto verso l’alto iniziamo a scorgere la linea da salire lungo quello scoglio di roccia e prato che ancora non lascia intravvedere la sua vetta.
Il sentiero si alza bruscamente.

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In condizioni di equilibrio precario avanziamo nel lungo traverso che taglia l’intero versante ovest

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L’altimetro segna quota 1900 quando arriviamo alla Forcella Angagnola, una piccola sella sospesa tra la valle dell’Ambro e l’alta val di Panico. Facciamo una sosta prima di affrontare l’attacco finale alla vetta.

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La vetta è sopra di noi. Per la prima volta, da quando siamo partiti, riusciamo a scorgere l’intera via che abbiamo deciso di salire. Ed è perfetta, come l’avevamo sempre immaginata.

A certe altitudini il prezzo della conquista è sempre molto alto. La traccia sale ripida per altri 200 metri di quota. Si sale come si può, facendoci largo in quel dedalo di rocce e detriti

Rimaniamo per oltre un’ora attaccati a quello spigolo che separa i due versanti della montagna

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Un’inaspettata energia ci spinge lungo quella manciata di metri che ci separano dalla vetta

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Chiunque sia pratico di montagna sa quanto sia forte il fascino di una vetta, potente espressione della natura e ultimo lembo di terra prima del cielo.
Gli occhi non si stancano di ammirare tutto ciò che ci circonda, quell’universo di rocce, quei ripidi canaloni che si perdono verso valle, quel cielo solcato da nuvole minacciose che si dissolvono verso l’infinito. Tutto appare diverso quando viene osservato dall’alto suscitando in noi sensazioni che non si dimenticano più

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Dalla croce di vetta di spingiamo verso l’attacco del sentiero 274 che, come un colpo di sciabola, taglia il ripido fianco della montagna.  Scendiamo verso est in direzione di Pizzo Acuto. Da qui in poi non si può sbagliare.

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Ad ogni passaggio una nuova prospettiva, un nuovo scenario, una nuova scoperta. Emozione e stupore si mescolano ad ogni passaggio. Difficile fermarsi, ma guardarsi intorno riempie gli occhi, ritempra e scalda l’anima.

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Ci caliamo verso valle. Per un attimo rimango indietro e dall’alto mi fermo ad ammirare quelle quattro ruote che, armoniche e leggere, continuano a danzare su quei morbidi prati.

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Superata la Forcella Bassette la concentrazione può calare. La parte più difficile è ormai alle nostre spalle. Ora bici e pensieri sono liberi di volare

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Usciamo dalla valle dimenticata e torniamo alla civiltà.
Con l’emozione dei giorni migliori arriviamo alla Capanna, dove la mattina presto tutto era iniziato.
Ci scambiamo poche parole. Dentro di noi sappiamo bene che questa è stata una tra le più grandi pazzie che abbiamo mai fatto. In cuor nostro tanti sono i pensieri: la vita è fatta di grandi e piccole emozioni e ognuno sceglie la propria strada per viverle. Questa è la nostra….

È la magia di realizzare un sogno che nessuno, tranne te e i tuoi compagni di viaggio, riesce a vedere.

Bikers:
Gilberto Piaggesi
Alessandro Ciarrocchi
Fabrizio Castelli

Foto e testi:
Fabrizio Castelli


PIZZO TRE VESCOVI

Pizzo Tre vescovi è una vetta facente parte del gruppo dei monti Sibillini, nell’Appennino umbro-marchigiano.

La cima,  posta a 2092 metri slm, è crocevia di alcune tra le più importanti valli glaciali dei Sibillini: l’Alta Val di Panico ad ovest, Valle dell’Ambro ad est, la Valle del Fargno a nord . Superbo è il panorama verso ogni direzione: dalla parete Nord del Monte Bove (mt 2.112) a Pizzo Berro (mt 2.259) e la Priora (mt 2.332), dal Monte Rotondo (mt 2.102) a Pizzo Acuto (mt 2.135)  fino a Castelmanardo (mt 1.917). Più in lontananza la Sibilla (mt 2.173), Cima Vallelunga (mt 2.220) fino alla vetta del Vettore (mt 2.476) e il mare Adriatico

La vetta si raggiunge da tre vie: dalla forcella del Fargno (la via classica), dalla forcella Angagnola o da est seguendo la lunga cresta che dalle Porte di Berro sale fino alla vetta di Pizzo Tre Vescovi.

I versanti della montagna sono occupati quasi interamente da pascoli d’alta quota mentre la cima è caratterizzata da una corona rocciosa di calcare grigio. La vetta segna il punto di confine  di tre diverse diocesi vescovili, da cui il nome della montagna.


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2 Responses

  1. Gilberto Piaggesi scrive:

    Fabrizio mentre leggevo pensavo e dicevo dentro di me… CHE Spettacolo il Maestoso Pizzo Tre Vescovi. Quei momenti passati insieme con te e Alessandro son stati magnifici e il paesaggio manifestava un contorno unico per la sua bellezza. Penso ancora come è partita l’idea, seduti ad un tavolo mentre si beveva birra. Hai descritto ogni momento che abbiamo vissuto alla perfezione Fabrizio. Colgo l’occasione per dirti di organizzarci…… (sempre seduti ad un tavolo bevendo una birra.)per un altro magnifico itinerario che i Sibillini ci offrono per poter colmare un nuovo racconto. Mi mancate ragazzi

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